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PETALO ROSSO & DINTORNI

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LENOLA - Un territorio di notevole valenza naturalistica ricco di storia, tradizioni, cultura, antichi mestieri, rientrante all’interno di ben due parchi naturali: il Parco dei Monti Ausoni e del Lago di Fondi ed il Parco dei Monti Aurunci.

Anticamente chiamata Ynola, Ynula, Enola. Alcuni studiosi attribuiscono la fondazione della città agli Enotri, navigatori giunti nel XV secolo a.C. dall’Oriente sulle nostre coste da dove si spinsero sui monti vicini e vi costruirono piccole città alle quali diedero il nome dei loro antenati.

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Fondi ha origine ben prima di Roma, ad essa collegata sin dal III Secolo a.C. dalla Via Appia. In età preromana il suo territorio era abitato dagli Aurunci e successivamente fu abitato dai Volsci. Di “Fundi” si parla già nel 338 a.C. La città è menzionata nelle fonti antiche per la sua importante produzione vinicola ed in particolare per il Cecubo, ancora oggi prodotto da viticultori locali; esaltato da Orazio e Marziale e descritto da Plinio il Vecchio come uno dei migliori dell’epoca.

La città ha inoltre dato i natali ad alcuni dei più significativi intellettuali ed artisti del 900’ come il poeta Libero de Libero, il regista Giuseppe De Santis, il pittore Domenico Purificato.

Fuori dal perimetro urbano, ai piedi del monte Arcano, sorge l’abbazia di San Magno, edificata dal 522 d.C. da Sant’Onorato. Scrigno di storia, arte pittorica e architettura. Recenti restauri hanno portato alla luce affreschi del XII secolo che ripercorrono la vita di San Benedetto.

SUGHERETA SAN VITO

Monte San Biagio si distende su una collina alta 133m. lungo la catena dei monti Ausoni. Domina tutta la Piana di Fondi da Sperlonga al fiume Canneto, con il Lago di Fondi che fa da specchio naturale all’incantevole paesaggio collinare. La periferia si divide in due: Vallemarina e Villa San Vito, caratterizzata da una delle più importanti sugherete dell’Italia Peninsulare ai piedi di Monte Calvo; è un bosco ad alto fusto con quercia di sughero, attraversato da numerosi sentieri e facilmente percorribili; uno di questi termina in corrispondenza di una quercia secolare, un ibrida di sughero e leccio che rientra nell’elenco degli alberi monumentali d’Italia e che rappresenta il simbolo della Sughereta di San Vito. Luogo ideale per escursioni a piedi o in bike. 

Terracina-Anxur-Terracina: la triplice denominazione è rivelatrice delle successive sfere d’influenza etrusca, volsca e romana. La crisi espansionistica romana di fine VI sec. A.C. lasciò campo libero al popolo dei Volsci che l’occuparono per quasi due secoli e le cambiarono il nome in Anxur. I Romani vi stabilirono, poi, una colonia nel 329 a.C. Nel 312 Appio Claudio tracciava la via Appia. Le trasformazioni urbanistiche della città romana si riscontrano in opere in opus incertum e reticulatum (teatro, mura che collegano il complesso monumentale di Monte S. Angelo, tempio di Giove, Capitolium); ed età imperiale, I e II sec. d.C. (Foro Emiliano, taglio della rupe del Pisco Montano, nuovo porto traianeo).

Tra i piatti di tradizione contadina si ricordano la zuppa di fave e broccoli, la coratella d’abbacchio. Tra quelle di tradizione marinara, la bruschetta con le telline, le linguine al nero di seppia, i retunni con la petartera. Dolci caratteristici: tortolo di Pasqua e la casatella di Natale. Vini tipici: il moscato di Terracina, il cesanese e l’Aleatico.

Sperlonga è una località che prende il nome dalle numerose cavità naturali, in latino speluncae la cui presenza caratterizza tutto il suo litorale costiero, vanta origini mitiche: secondo alcuni studiosi, infatti, non lontana dalle sue coste sorgeva Amiclae, la misteriosa città fondata dai Laconi. Ma furono i romani a scoprirla alla fine dell’età repubblicana realizzando magnifiche residenze, attratti dalla bellezza e dal clima mite. All’imperatore Tiberio va il merito di aver fatto costruire una villa imponente, che inglobava anche un’ampia grotta, nella quale furono inglobate opere in marmo celebravano le gesta di Odisseo.

Tipico del luogo è la pulitura a mano della rete da pesca a traino. Ancora oggi alcuni pescatori vendono il pesce pescato appena arrivati al porto direttamente dalla loro barca. 

Scoperte nel 1926 dal barone Carlo Franchetti, sono tra i maggiori complessi speleologi della nostra penisola e consentono di ammirare, attraverso un percorso turistico, le forme del carsismo sotterraneo: maestose e suggestive sale, stalattiti, stalagmiti e colonne dalle forme bizzarre, laghetti e fragorose cascate, rendono la visita alle grotte un ‘esperienza emozionante.

A pochi km dalle Grotte di Pastena si può visitare il museo dell’agricoltura, sito nel centro storico di Pastena. Inoltre vi è la possibilità, dopo la visita, di ristorarsi nel fresco del paesaggio verdeggiante e di degustare la cucina tipica nel ristorante vicino alle grotte o su al paese. 

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